Iniziamo subito a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio in proposito all’argomento che andremo ad affrontare oggi: nella letteratura medico-scientifica internazionale i Biotipi Articolari non esistono, ma sempre più spesso, in ogni scuola, accademia o corso dedicato alla preparazione atletica, all’allenamento personalizzato e al fitness, questi particolari biotipi sono stati codificati e pedissequamente analizzati, al fine di poter strutturare allenamenti sempre più mirati, basati sulle caratteristiche fisiche generali di ogni soggetto.
Sarà quindi necessario accostarsi al tema senza troppi estremismi, considerando il fatto che, pur con tutte le nostre differenze, una persona che appartiene a uno dei due biotipi possa non essere necessariamente predisposta in toto al modello di allenamento proposto per il suo personale biotipo. Ma vediamo ora insieme quali sono e quali esercizi di potenziamento generale meglio si adattano alle due categorie:
In sintesi, considerando quanto appena sopra riportato, possiamo affermare che il biotipo clavicolare è sostanzialmente avvantaggiato sul piano frontale, mentre il biotipo trapezoidale è avvantaggiato sul piano sagittale. Appartenere ad uno dei due biotipi articolari influisce in qualche modo sulla corsa? Non ci sono particolari criticità relative alla corsa in merito a uno dei due biotipi, anche se è più facile riconoscere in un corridore professionista il biotipi clavicolare piuttosto che quello trapezoidale, ma nel mondo del triathlon, ad esempio, non è comunque infrequente vedere un soggetto trapezoidale che è anche un corridore di tutto rispetto. Quindi nessuna preoccupazione in merito e, se proprio volete dormire sonni tranquilli, che siate clavicolari o trapezoidali, non mancate mai di inserire esercizi di potenziamento degli addominali nelle vostre personali tabelle di allenamento.
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Iniziamo subito a dire le cose come stanno, senza troppi fronzoli: il percorso lungo della Mara Talea non è una semplice tapasciata, ma un vero e proprio trail di corsa in montagna, bellissimo e durissimo! Prima di venire a correre ad Albese con Cassano mi ero sommariamente informato sul percorso e sull’altimetria, senza trovare troppe informazioni in rete a dire il vero, ma dopo qualche chilometro mi è subito diventato chiaro che questa non competitiva mi avrebbe conquistato!
Dopo essere partiti dal centro cittadino, alle spalle della Chiesa di Santa Margherita, le gambe corrono veloci sull’asfalto per poco meno di tre chilometri, prima di inoltrarci nel largo sentiero sterrato che costeggia il Torrente Cosia, che scorre qualche metro più in basso, letteralmente incastonato in un piccolo canyon roccioso. Il ritmo è straordinariamente veloce, complice anche il percorso, che si snoda in costante discesa fino al quinto chilometro, in prossimità del primo ristoro. Da questo punto in avanti dimenticatevi l’asfalto e la velocità, perché la strada sale, sale e sale ancora inesorabilmente per almeno nove chilometri di pura e piacevole fatica! Dopo un’erta stradina erbosa di poche centinaia di metri, il sentiero torna ad allargarsi leggermente, percorrendo l’Ex Linea del Tram, ora diventata Passeggiata Voltiana, fino a raggiungere le pendici dell’abitato di Solzago. Un breve tratto di asfalto all’interno del paese di Tavernerio e poi, a partire dal km 8, le pendenze iniziano a farsi davvero importanti e il ritmo cala vistosamente. Si corre completamente immersi nel bosco, fra imponenti castagni, rocce e radici affioranti, seguendo per lungo tratto la Mulattiera Tavernerio-Boletto per arrivare infine in cima al Dosso Fagorato, ma la successiva e veloce discesa su sterrato è soltanto un’illusione, perché il sentiero ricomincia a salire ancora per un buon tratto, decisamente massacrante e che mi costringe a rinunciare al lento passo di corsa che avevo tenuto fino quel momento, imponendomi di camminare a testa china con le mani sulle cosce. A quota 898 metri raggiungiamo il punto più elevato di questa tapa-trail e inizia una discesa estremamente tecnica, con strettissimi sentieri in contropendenza, spesso anche ripidissimi, che vanni affrontati con estrema cautela se non si è più che attrezzati per le gare di trail running. Quando la discesa diventa meno pericolosa, si entra nuovamente nella Valle del Cosia e si scende ancora, fino al ventesimo chilometro. Le prime abitazioni di Albese con Cassano e l’Oratorio di Santa Elisabetta sono già visibili, ma gli abili organizzatori non perdonano e ci “regalano” un’ultima salita, dapprima su acciottolato, che costeggia la Baita degli Alpini fino a raggiungere la grotta della Madonna del Cepp, nei pressi della quale si diparte una breve scalinata che sale verso il bosco soprastante. Soltanto a partire dal km 20.5, la strada inizia finalmente a declinare verso l’arrivo e mi rendo conto che, sebbene il ritmo finale non sia quello a cui mi ero abituato nelle ultime uscite lunghe, questa non competitiva mi ha lasciato davvero piacevolmente soddisfatto, grazie ad un tracciato duro e al tempo stesso splendido, capace di regalarti 879 metri di dislivello positivo complessivo in soli 22,1 km totali. Clicca sul link sottostante e osserva tutti i particolari del percorso! https://www.strava.com/activities/1252345054 Il 30 luglio 1851 l’umile popolano milanese Amatore Sciesa, di professione tappezziere, fu arrestato in Corso di Porta Ticinese da un gruppo di gendarmi austriaci. Dopo averlo sommariamente perquisito, lo trovarono in possesso di alcuni scottanti manifesti anti-austriaci che erano stati affissi in Via Spadari.
Il povero Sciesa, che non godeva di alcuna protezione politica ad alti livelli, fu velocemente condannato a morte durante un processo voluto dal feldmaresciallo Radetzky e pochi giorni dopo, il 2 agosto 1851, mentre si recava alla forca, fu esortato da un gendarme a rivelare i nomi di altre persone implicate nella vicenda, con la promessa di essere rilasciato. Tuttavia Sciesa non si arrese di fronte alle minacce e alla brutalità austriaca e, per tutta risposta, esclamò in dialetto milanese “Tiremm innanz!”, preferendo non tradire i patrioti come lui e affrontando a testa alta la fucilazione! Perché questa introduzione storica se dobbiamo invece parlare di corsa? La risposta è molto semplice: perché spesso può accadere, durante un allenamento o una gara importante, di trovarsi in seria difficoltà, sia fisica che mentale, e sopraggiunge quell’attimo tanto temuto in cui pensiamo di arrenderci e ritirarci o, peggio ancora, di trovare una scusa efficace... Che fare quando arrivano momenti come questo? Dobbiamo ricordarci della leggendaria risposta data agli austriaci dal nostro Sciesa! Troppo spesso ho visto atleti e atlete fermarsi improvvisamente a pochissimi chilometri dalla fine di una maratona, sedersi su un marciapiede e, con la testa fra le mani, distrutti e affranti, abbandonare la competizione. Capisco perfettamente che mesi di dura preparazione e una forte aspettativa finale possano far entrare in crisi chi, al trentottesimo chilometro, si rende conto che non riuscirà a fare il proprio personale, ma proprio non riesco a comprendere la necessità del ritiro in un’occasione del genere. Una maratona va sempre rispettata e portata a termine, qualsiasi sia il risultato finale (ma, per intenderci subito, anche una mezza maratona o persino altre gare più corte), specialmente nel caso in cui non sia sopravvenuto alcun infortunio o un grave malessere fisico in grado di influire negativamente sulla nostra generale condizione di salute. L’umore è a terra e le gambe si bloccano all’improvviso? Non fermatevi, ma camminate, anche se centinaia di corridori vi superano inesorabilmente, per poi riprendere a corricchiare, anche molto lentamente, se necessario. Rimanete tranquilli, perché potrete comunque tentare l’assalto al vostro personale la prossima volta che vi cimenterete in una maratona ufficiale. Quell’ultimo sentiero di montagna che si inerpica nel bosco vi sembra troppo duro da affrontare dopo cinquanta chilometri di una gara di Trail running e svariate ore di corsa ininterrotta? Chiudete gli occhi per qualche secondo e ascoltate il respiro della foresta, mentre muovete le gambe infuocate un passo dopo l’altro, senza fretta, ma non arrendetevi mai e non ritiratevi se non in caso di estrema necessità (vi parlo per esperienza, essendo stato costretto al ritiro a causa di un serio problema al ginocchio durante la micidiale Marathon des Sables, ma avendo invece affrontato con successo la 100 Km del Sahara, nonostante la febbre scoppiata durante l’ultima tappa, che mi piegò, senza però spezzarmi). Ordunque Tiremm Innanz! con coraggio, ma assolutamente con giudizio, rispettando sempre e cercando di portare onorevolmente a termine qualsiasi gara o duro allenamento che affronteremo da qui in futuro. Con un pensiero, nei momenti di difficoltà, alla risposta data dal grande e indimenticabile Amatore Sciesa... Atmosfera plumbea e cielo perennemente offuscato da un velo di umidità ci accompagnano durante lo svolgimento di questa classica non competitiva che si snoda nei dintorni del meratese, ma la temperatura, sebbene il sole manchi del tutto e il mese di novembre sia ormai alle porte, rimane sempre piacevolmente mite.
Si parte dall’incantevole contesto del parco di Villa Confalonieri e, dopo nemmeno un centinaio di metri percorsi tra alberi e statue, affrontiamo la prima abbordabile salita su asfalto, inoltrandoci all’interno dello scenografico centro storico di Merate e godendo subito della vista della maestosa Torre Viscontea di Palazzo Prinetti e di Villa Belgioioso Brivio Sforza, che ci lasciamo alle spalle dopo esserci addentrati nell’omonimo parco, in prossimità del primo chilometro. Particolarmente suggestivo è il passaggio all’interno del piccolo parco dell’Osservatorio Astronomico di Brera, mentre costeggiamo gli edifici dei due telescopi e alcune piccole e graziose architetture in stile neogotico. Il percorso prosegue senza intoppi e sempre su asfalto fino al quarto chilometro, quando incontriamo una ripida e veloce discesa che sfocia nel centro storico di Imbersago. Giunti al quinto chilometro affrontiamo un breve tratto di sterrato all’interno della bella Villa Castelbarco Pindemonte Rezzonico. Poco dopo la rotonda che conduce verso la collina della Madonna del Bosco la strada inizia a salire in maniera importante, oltrepassando dapprima la Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro e, in seguito, Cassina Fra Martino, per poi raggiungere il culmine massimo proprio all’ottavo chilometro, in prossimità del quale inizia una velocissima discesa su acciottolato, da affrontare comunque con cautela a causa del terreno particolarmente scivoloso. Affrontiamo una seconda e lunga salita abbastanza ostica dal km 10 al km 11.7 e, da questo momento in avanti, dopo aver costeggiato il Lago di Sartirana per un breve tratto, il percorso non presenta più difficoltà di rilievo, eccezion fatta per la corta salita che conduce fino alla sommità dove sorge Villa dei Cedri. Gli ultimi chilometri, prevalentemente in discesa, invitano ad accelerare l’andatura fino all’arrivo di Merate. Il buon ritmo finale di 4’48”/km, nonostante il dislivello positivo non proprio contenuto, pari a 470 metri complessivi, è senz’altro dovuto alla massiccia presenza di asfalto veloce e alla scarsità di sentieri su terreno sterrato, ma la bellezza dei luoghi attraversati compensa ampiamente il nostro costante desiderio di trail e quella di Merate si conferma, ancora una volta, come una fra le più scenografiche e allenanti non competitive brianzole. Clicca sul link sottostante e osserva tutti i particolari del percorso! https://www.strava.com/activities/1242728202 In questa nuova categoria del blog non verranno mai presentate ricette, diete o regimi alimentari miracolosi per noi corridori, ma proverò comunque ad esporre qualche conoscenza in materia, derivante dai miei studi di personal trainer in tale campo, senza estremismi di alcun genere e sempre con molto equilibrio. Iniziamo dunque a parlare di prima Colazione, affermando subito che la regola aurea dovrebbe essere quella di abituarsi a farla, magari modificandola soltanto leggermente, senza però mai sconvolgere le proprie abitudini e i propri gusti personali. Le opinioni dei nutrizionisti circa la colazione sono spesso divergenti fra loro, ma sembra che siano giunti a concludere che il primo pasto della nostra giornata, facendo riferimento al fabbisogno calorico giornaliero, dovrebbe corrispondere a circa il 15-20% del totale, a sua volta adeguatamente suddiviso fra carboidrati, grassi e proteine. Possiamo pertanto schematizzare l’apporto nutrizionale della colazione in tal senso:
Per quel che riguarda i Carboidrati Semplici (zucchero, miele, marmellata, sciroppo d’acero o sciroppo d’agave, etc.) è utile sapere che, a livello energetico, sono prontamente utilizzabili dall’organismo già a partire dalla prima ora dopo la colazione. I Carboidrati Complessi (pane, dolci, fette biscottate, biscotti) forniscono invece l’energia che verrà usata dopo 2-3 ore dal nostro primo pasto, mentre i Grassi (burro, olio, grassi derivanti dalla frutta secca come noci, mandorle, anacardi, etc.) iniziano ad essere utilizzati fra la terza e la quinta ora dopo la colazione. Una piccola menzione a parte meritano le Proteine, che tendono a rilasciare gradualmente energia sin da subito. Ma quali alimenti scegliere o preferire durante la colazione? Cerchiamo di privilegiare sempre carboidrati a basso indice glicemico, come pane integrale, frutta fresca o gallette integrali. Personalmente eviterei qualsiasi tipo di brioches e gli ormai diffusissimi muffins, optando invece per una ben più sana e tradizionale fetta di pane e marmellata (sempre integrale), magari accompagnata da uno yogurt (fonte proteica) in cui andremo a sbriciolare della frutta secca. Sempre più corridori, inoltre, integrano nella colazione alcune fette di bresaola e/o prosciutto (che utilizzerei, però, con moderazione e soltanto a giorni alterni). Importantissima è l’idratazione appena svegli, con uno o due bicchieri d’acqua tiepida, eventualmente aromatizzata con qualche goccia di succo di limone. In seguito potrete assumere thè, caffè o latte a seconda di ciò che più vi aggrada. Ognuno deve rispettare i propri gusti e, nel mio caso (ad esempio) la mia colazione consiste in circa mezzo litro di thè verde al gelsomino, dolcificato con un abbondante cucchiaio di miele (preferite sempre quelli italiani e non le miscele provenienti da altri paesi UE od extraeuropei) in cui sciolgo tre cucchiaini di polline d’api (la più portentosa riserva di proteine e aminoacidi che si possa trovare in natura), dopo aver fatto macerare in infusione due scorzette di limone tagliate a striscioline e all’incirca 30 grammi di zenzero spezzettato (che mangio entrambe quando finisco di bere il mio thè). Raramente sento il bisogno di mangiare qualcos’altro, ma questo vale naturalmente soltanto nel mio caso e secondo la mia abitudine. Sentitevi quindi liberi di sperimentare, cercando però di seguire i consigli generali sopra riportati. Dopo due settimane altalenanti tra leggera influenza e raffreddore, l’obiettivo doveva essere quello di affrontare il primo lunghissimo autunnale di questa meravigliosa, celebre e partecipatissima non competitiva, ma alla fine ho optato per il percorso medio, piuttosto impegnativo, correndo in compagnia di Sabrina, splendida vincitrice del Barbarossa Double Trail 2015, al rientro da un breve periodo di forzato riposo, ma comunque sempre in ottima forma.
Carate tra il Verde e l’antico ti seduce con i suoi continui e nervosi saliscendi, i parchi e le artistiche ville di delizia di questo incantevole angolo di Brianza, incastonato tra il Parco della Valle del Lambro e le prime dolci colline ai piedi delle Prealpi. Facile partenza, tutta in discesa, dalla Residenza “Il Parco” verso il sottostante Parco delle fontanelle, dove affrontiamo immediatamente un ripido sentiero nel bosco, gettandoci a capofitto in direzione della frazione di Agliate. Da questo punto in avanti, fino ad almeno il terzo chilometro, la strada sale sempre in maniera graduale, costeggiando dapprima la meravigliosa Basilica dei Santi Pietro e Paolo¸ stupendo esempio di romanico lombardo, sorta probabilmente su un antichissimo e preesistente luogo di culto celtico-romano, e, appena un chilometro dopo, Villa Beldosso, raggiungibile con una breve e intensa rampa, da affrontare con il dovuto rispetto. In prossimità del km 4.5, dopo aver percorso un lungo tratto di sterrato erboso, oltrepassiamo Cascina Simonte e ci inoltriamo in un altro sentiero di campagna, in costante discesa, fino ad arrivare all’impegnativa salita nel bosco del sesto chilometro, che ci porta sin dentro l’abitato di Vergo. La corsa prosegue senza troppi scossoni fino a Costa Lambro, dove entriamo nel parco di Villa Stanga per poi ridiscendere nella valle fluviale fino alle caratteristiche, fiabesche e interessanti formazioni geologiche delle Grotte di Realdino. Siamo ormai quasi al dodicesimo chilometro, ma la parte più impegnativa del percorso deve ancora arrivare e, finalmente, poco dopo il km 13, affrontiamo uno strettissimo sentiero nel bosco con gradini, radici e roccette affioranti, che costringe parecchie persone a camminare e a tirare un po’ il fiato. Dopo aver raggiunto e superato il parco di Villa Cusani Confalonieri, provo ad aumentare leggermente il ritmo per terminare in crescendo e mi accorgo che, nonostante lo scarso allenamento degli ultimi giorni, le gambe continuano a girare ancora abbastanza bene. Al termine della tapasciata, il cardiofrequenzimetro segnerà 16,5 km totali per un dislivello complessivo più che rispettabile di 429 metri e un buon passo finale di 5’07”/km! Clicca sul link sottostante e osserva tutti i particolari del percorso! https://www.strava.com/activities/1231695133 Nell’ormai lontano 1940 il medico e psicologo americano William Herbert Sheldon individuò tre differenti Somatotipi corporei, basati sulle caratteristiche antropometriche di ogni persona, associando anche ad esse alcuni distinti tratti psicologici e/o comportamentali:
Per quanto la definizione psicologica adottata da Sheldon possa largamente lasciare a desiderare (personalmente ritengo che sia completamente errata) è pur vero che, in linea di massima, i differenti somatotipi individuati possiedono alcune caratteristiche generali che li portano a primeggiare in determinate attività sportive. Vediamo insieme quali sono:
L’aspetto morfologico di ogni soggetto può infine essere definito attribuendo un punteggio variabile da 1 a 7 per ogni componente appena vista. La prima cifra indica la componente endomorfica, la seconda cifra quella mesomorfica e la terza cifra quella ectomorfica. ESEMPIO: il numero 146 indicherà una persona con caratteristiche endomorfiche praticamente inesistenti, mesomorfiche medie ed alte caratteristiche ectomorfiche. Gli estremi saranno pertanto rappresentati dai numeri 711, 171 e 117, rappresentati secondo lo schema sottostante: Un’organizzazione impeccabile e un percorso piacevole e variegato, ricco di scorci paesaggistici di grande bellezza e mai eccessivamente impegnativo, ci regalano un ottimo allenamento domenicale nel cuore della Brianza più autentica, a Maresso di Missaglia.
Il ritmo si è rivelato leggermente inferiore rispetto a quello delle ultime corse lunghe, ma personalmente non potevo chiedere di meglio dopo una fastidiosa settimana trascorsa a fare i conti con un’influenza che tardava a guarire e con un naso ancora completamente chiuso! Poco dopo la partenza, nel cortile della scuola La Traccia (che dà il nome a questa bella e nuova tapasciata), ci si inoltra subito in leggera discesa all’interno di un boschetto, per poi continuare in leggerissima salita, sempre alternando lunghi sentieri erbosi su sterrato con brevi tratti corsi su asfalto. Nei pressi di Lomaniga entriamo all’interno della splendida rete sentieristica del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, incrociando dapprima il Torrente Molgoretta verso il quarto chilometro e, in seguito, costeggiando e attraversando il Torrente Curone nei pressi del settimo chilometro. Alcuni brevi strappi in mezzo al bosco non sono per niente da sottovalutare, in particolar modo quello che, partendo dal Torrente Lavandaia in secca, ci porta a costeggiare la Roggia Nava, nelle immediate vicinanze, poco oltre il decimo chilometro. Il sentiero continua debolmente a salire quasi senza interruzione fino al centro della frazione di Contra, dove raggiungiamo l’altitudine massima al km 13.4, per poi ridiscendere verso Campù Inferiore e Novaglia. L’unica salita veramente impegnativa di tutta questa non competitiva, seppur breve, è quella lungo Via dei Mulini, poco prima di rientrare nell’abitato di Maresso, con una pendenza media quasi sempre superiore al 10%. Al termine di questo bell’allenamento domenicale, il dislivello positivo totale segnato dal cardiofrequenzimetro sarà comunque pari a 373 metri, per un totale di 20,3 km. Decisamente un buon rientro postinfluenzale, che mi fa ben sperare per il lunghissimo di domenica prossima a Carate. Clicca sul link sottostante e osserva tutti i particolari del percorso! https://www.strava.com/activities/1220341491 Iniziamo subito con lo sgombrare il campo da qualsiasi dubbio in proposito...
Non esiste una Tabella di Allenamento univoca per una persona che si avvicini alla corsa per la prima volta nella sua vita. Non esiste semplicemente perché, ognuno di noi, ha alle proprie spalle esperienze diverse, sportive e non. Come non pensare, infatti, all’enorme differenza che intercorre fra chi non ha mai fatto alcuno sport e decide di iniziare a macinare chilometri e chi, invece, ha praticato prima della corsa svariate attività come calcio, nuoto, etc.? L’unica regola fondamentale che mi sento di consigliare a chi vuole fare il grande passo all’interno del mondo della corsa è quello di usare cautela, perché tale attività è potenzialmente traumatica se non affrontata con il rispetto che merita (e che merita anche il nostro corpo). Va quindi prestata particolare attenzione al proprio arco plantare (Vedi articolo Antropometria 1 – Che piedi hai?) e alla scelta di una calzatura adeguata, in grado di non farvi incappare subito in eventuali infortuni (Vedi articolo Equipaggiamento 1 – Scarpe diem...). Date queste premesse si può quindi cominciare a parlare di un particolare metodo ideato dall’ex atleta olimpico americano Jeff Galloway negli anni ’80, definito anche “Corri Cammina Corri” (“Run Walk Run” o, più semplicemente, RWR) che, come ovviamente riportato all’interno dello stesso nome, alterna tratti di cammino a tratti di corsa. L’idea alla base del Metodo Galloway è molto semplice ed efficace, sostenendosi sul fatto che, sin dall’antichità, l’uomo ha sempre percorso molti chilometri a piedi durante le proprie battute di caccia, alternando con sapienza corsa e cammino. Questo metodo, secondo il suo ideatore, permetterebbe a chiunque di affrontare con successo una mezza maratona e persino una maratona. Pur non essendo più cacciatori, il Metodo Galloway ha però il pregio di avvicinare gradualmente alla corsa ogni principiante, permettendogli di coprire distanze maggiori grazie all’alternanza proposta, contenendo al contempo la fatica fisica e mentale ed evitando il sopraggiungere improvviso di infortuni e sindromi da sovrallenamento. Poiché iniziare a preparare una mezza maratona o una maratona potrebbe comprensibilmente sembrare troppo arduo a qualsiasi principiante, in rete circolano da diversi anni alcune ottime tabelle di allenamento, sempre basate sul Metodo "Corri Cammina Corri", che consentono ad ogni neo-podista di raggiungere dapprima una autonomia di 30 minuti di corsa in 4 settimane e, in un secondo tempo, partendo dalle basi acquisite, un’autonomia di 1 ora di corsa, sempre nell’arco di 4 settimane. Potete trovare le tabelle ai seguenti collegamenti: Da zero a 30 minuti. Da 30 minuti a un’ora. Percorso rinnovato e perfetta organizzazione per questa tapasciata brianzola estremamente varia e panoramica, mai totalmente pianeggiante, che alterna sapientemente tratti di asfalto e lunghi sentieri sterrati in mezzo ai boschi della zona.
Poco prima di aver percorso il primo chilometro, ci imbattiamo già nella prima breve salita, prospiciente la splendida Villa Sormani, che continua ancora all’interno del borgo storico di Lurago d’Erba, nelle vicinanze della maestosa Chiesa di San Giovanni Evangelista. Ci inoltriamo subito dopo nel piccolo Bosco della Bressanella, affrontando il primo sentiero in discesa in stile trail e proseguiamo senza troppi scossoni fino all’abitato di Lambrugo. Dal quarto al settimo chilometro il percorso sale costantemente in maniera graduale, alternando alcune rapide discese e inerpicandosi sulla collinetta dove sorge la caratteristica frazione di Calpuno. Giunti in prossimità dell’ottavo chilometro entriamo in un lungo e suggestivo sentiero all’interno del bosco del parco Zocc del Peric, fino a Cremnago. Gli organizzatori ci regalano un altro bel tratto in salita particolarmente lungo che va affrontato con rispetto, senza mai però abbassare troppo il ritmo, perché le pendenze da affrontare, eccezion fatta per un breve e durissimo strappo su asfalto proprio all’ingresso di Cremnago, non è poi così impossibile e invita a non mollare mai. Siamo ormai agli ultimi chilometri e, dopo essere rientrati nello Zocc del Peric e aver affrontato l'ennesimo e suggestivo sentiero boschivo, manteniamo costante il ritmo nella salita finale, per poi gettarci in picchiata a velocità sostenuta fino all’arrivo. Al termine di questa bellissima non competitiva, il cardiofrequenzimetro segnalerà una distanza totale pari a 20,1 km con un più che rispettabile dislivello positivo di 442 metri. Considerando i prodromi dell’influenza e il fatto di aver saltato l’ultimo allenamento settimanale a causa di un po’ di stanchezza accumulata nell’ultimo mese, il passo finale di 4’53”/km mi lascia decisamente soddisfatto. Clicca sul link sottostante e osserva tutti i particolari del percorso! https://www.strava.com/activities/1211142239 |
AutoreDavide Salvatore Chionna. Corridore e scrittore. Amo narrare luoghi ed emozioni. archivi
Settembre 2020
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