Uno strabiliante intreccio di guglie, pinnacoli e monoliti calcarei che si stagliano lungo tutto il massiccio che domina dall’alto la città di Lecco.
Questo e molto altro è il massiccio delle Grigne, meta privilegiata da decenni di innumerevoli alpinisti, lombardi e non. Sui suoi sentieri e sulle ripidissime pareti di sesto grado delle sue dita rocciose si sono formati scalatori del calibro di Cassin e Bonatti, che hanno letteralmente battuto palmo a palmo tutti gli anfratti rocciosi di questo splendido gruppo montuoso. Per chi voglia raggiungere in tutta sicurezza la vetta della Grignetta (quota 2.184 metri) consiglio di partire da Laorca, piccola frazione di Ballabio, seguendo le indicazioni del Sentiero n° 2, che si inoltra nella riparata, strettissima ed estremamente suggestiva Val Calolden, dove scorre cristallino l’omonimo torrente. Percorrendo il sentiero parallelo al Calolden e superando un antico greto invaso da blocchi di pietra, ci si inoltra subito in un fitto bosco di faggi, in lenta e costante salita fino ad una splendida radura in mezzo al torrente, intervallata da una fiabesca cascatella e da piccole marmitte scavate nella roccia dall’incessante scorrere dell’acqua. Il dislivello da affrontare prima di raggiungere il Piazzale della Miniera a Pian dei Resinelli è notevole, ma la piacevolezza estetica dei luoghi attraversati rende la salita meno dura di quel che ci si potrebbe aspettare. Dalla chiesetta principale di Pian dei Resinelli si raggiunge facilmente il Rifugio Porta, posto a quota 1.426 metri, e, seguendo il Sentiero n° 7 ci si addentra in un fitto bosco di conifere, preludio ai verdi prati privi di vegetazione che ci attendono sotto la vetta. È proprio in questi luoghi, all’ombra di imponenti alberi, che sopravvive ancor oggi un’antica tradizione orale, che narra della presenza del diavolo, di streghe e stregoni al suo diretto servizio. Personaggi inquietanti che si animano soltanto durante la notte mentre, di giorno, tornano ad essere immobili, trasformandosi nelle guglie rocciose di questa splendida montagna. Non è difficile scorgere in questa vecchia tradizione popolare le tracce di un'antica tenace e salutare persistenza in queste zone elevate, lontane dai principali centri urbani, di originari culti pagani e precristiani legati alla Terra e al genius loci delle Grigne. Dopo aver oltrepassato il bosco, la salita inizia a farsi davvero dura ed inesorabile, fra roccette, canali modellati dal ghiaccio invernale e dall’impietoso sole estivo, inerpicandosi senza soluzione di continuità fin quasi a quota 2.100 metri. L’ultimo tratto necessita di particolare attenzione e, grazie all’utilizzo di una catena infissa nella roccia, è possibile raggiungere la vetta della Grignetta senza troppa difficoltà. Dal Bivacco Ferrario, simile ad un LEM lunare, scorgiamo gran parte delle cime dell’arco alpino occidentale e persino la svettante punta triangolare del Cervino, dietro il massiccio del Monte Rosa. Ma il nostro vero prossimo obiettivo è a pochi chilometri di distanza verso nord e ci aspetta tranquillo... il Grignone, fratello maggiore della Grignetta! Di seguito il collegamento con i dettagli dell’ascesa: https://www.strava.com/activities/1043190351
0 Comments
“La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di San Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendio lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna”...
Non sarebbe davvero possibile scegliere parole più appropriate di quelle usate dal nostro Alessandro Manzoni, nel primo celeberrimo capitolo dei Promessi Sposi, per descrivere la maestosità e l’incantevole bellezza di questo famosissimo massiccio delle Alpi lombarde, che si staglia con le sue guglie contro il cielo, alle spalle della città di Lecco, ben visibile persino da Milano nelle giornate più terse. Partendo da Maggianico, sobborgo periferico del capoluogo di provincia, imbocchiamo il sentiero che conduce al Resegùn nei pressi della neoclassica chiesa di San Rocco, costeggiando per un breve tratto il torrente Cif e proseguendo poi fino al borgo di Piazzo e a Camposecco. Totalmente immersi nel secolare bosco di caducifoglie, affrontando una salita ripida, inesorabile e costellata di radici e roccette affioranti, raggiungiamo dapprima il Corno di Grao, a quota 1.099 s.l.m e, subito dopo, il Monte Magnodeno (1.241 metri), che ci regala una tosta e tortuosa ascesa fino alla vetta, dalla quale è possibile ammirare l’intero arco alpino e l’incombente massiccio del Resegone, ad est, ormai a pochissimi chilometri di distanza. Una rapida sosta all’ombra di un paio di sparuti alberi nei pressi del bivacco e torniamo nuovamente a camminare, questa volta lungo un sentiero in discesa che segue il crinale meridionale della Cima del Fo, attraversando dapprima il torrente Galavesa in secca, per raggiungere infine il Rifugio Alpinisti Monzesi. In più di un’occasione ci fermiamo, con lo sguardo rapito dal panorama circostante e dalle vicinissime torri rocciose del Resegone, fra camosci e stambecchi che fanno capolino dalle rigogliose foreste circostanti. Dal rifugio imbocchiamo il sentiero che ci riconduce all’ardente pietraia del Galavesa, unica e davvero ostica via di ascesa alla vetta del massiccio, incastonata in una vallata di rara ed autentica bellezza. Alla nostra destra troneggiano il Pizzo Brumano, il Pizzo Daina e la Torre di Valnegra, così simili, per molti aspetti, alle cime dolomitiche. Poco meno di un chilometro di puro piacere alpinistico, superando un forte dislivello, che ci apre le porte verso Punta Cermenati, a quota 1.875 metri, il cui pianoro, su cui sorge il Rifugio Azzoni¸è letteralmente invaso da un festoso assembramento di vocianti tifosi dei partecipanti alla ResegUp, giunti fin lassù per sostenere i corridori di questa massacrante manifestazione competitiva di corsa in montagna. In cima, stanchi, ma assolutamente non domi, all’ombra della bandiera tricolore, sotto la quale ne sventola una più piccola del Tibet, ci accolgono alcuni magnifici esemplari di corvo imperiale¸ uccello un tempo sacro ad Apollo, che volteggiano orgogliosi sulla vetta più alta di questo storico massiccio. Arrivederci Resegone... prossimamente affronteremo l’intero sentiero che percorre la tua cresta, toccando tutte le cime del tuo dentellato profilo. Di seguito il collegamento con i dettagli dell’ascesa: https://www.strava.com/activities/1021209995 |
AutoreDavide Salvatore Chionna. Corridore e scrittore. Amo narrare luoghi ed emozioni. archivi
Settembre 2020
Categorie
Tutto
|