E finalmente Spartan Race fu! Dopo una divertente esperienza alla Strongman Run in Germania, diversi anni fa, e la recente e glaciale Ultimate Vikings Race Winter Edition di inizio febbraio, ecco arrivare la mia prima partecipazione alla più celebre OCR di tutte: la Spartan!
La particolare atmosfera che si respira, le migliaia di atleti ed atlete pronte a battagliare contro se stessi/e e contro gli altri, la bella giornata di sole, gli ostacoli che svettano lungo il percorso e la musica di sottofondo piena di carica regalano un’emozione tutta particolare, che difficilmente si respira in altre competizioni. Le gambe sono calde, le braccia ben rafforzate da allenamenti specifici in palestra e si parte subito in batetria a rotta di collo dall’arena Autocross di Maggiora, affrontando dopo poco più di duecento metri i primi muri di legno posti lungo il percorso, per poi gettarsi a capofitto in una corsa a zig-zag, fra acqua gelida e roccette, risalendo il greto del Torrente Sizzone per almeno mezzo chilometro. Al termine del tratto “fluviale” superiamo tre sbarre di media altezza e iniziamo una vera e propria salita trail trovando in cima un muro di legno di oltre due metri, che superiamo di slancio, seguito quasi subito dopo dalla prima e muscolare monkey bar. Finora tutto bene, ma le sanbdags poste al secondo chilometro stroncano fiato e gambe, costringendomi a camminare per almeno mezzo chilometro nel bosco a bassa andatura, alle falde della cima del Motto Portula. Riprendo di slancio in leggera discesa, superando la rete e il muro inclinato e ritornando finalmente nell’arena principale in prossimità del km 4.4. Da questo punto in avanti gli ostacoli si susseguono in maniera massacrante e, mentre affronto di forza la seconda monkey bar con gli anelli, sono l’atlas (la palla in cemento) e il secchio piendo di ghiaia a darmi maggior noia (segno che dovrò ancora lavorare in palestra sul sollevamento pesi). Purtroppo le braccia, ormai stanche, mi tradiscono nella salita sulla corda, costringendomi a scontare la penalità e, quasi subito dopo, il giavellotto non si conficca nella sagoma, imponendomi altri 30 massacranti burpees. Ma ormai il più è fatto e, dopo aver strisciato sotto un interminabile filo spinato, affronto di gran carriera l’ultimo ostacolo e il salto nel fuoco! Spartani si nasce, ma si può anche diventarlo! Obiettivo Sprint raggiunto. Ora pensiamo alla Super di Campi Bisenzio e alla Beast di Alleghe! Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2254281560 https://www.instagram.com/p/Bvq6Wsvl0Cc/
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Nel precedente articolo di Teoria dell’Allenamento abbiamo affrontato il discorso relativo ai meccanismi di Compensazione e di Super-compensazione, responsabili delle modificazioni adattative dell’organismo conseguenti ad uno stress allenante.
Nello specifico, il nostro corpo rimane adattato all’allenamento soltanto nel caso in cui continui a ricevere stimoli costanti nel tempo (Principio della Continuità del Carico), in quanto, secondo il Principio della Reversibilità, la mancanza protratta di tali stimoli comporta inevitabilmente l’avvio del processo inverso. Molti corridori, infatti, dopo un periodo di riposto forzato causato da eventuali infortuni, perdono gran parte degli adattamenti ottenuti in precedenza con l’allenamento, sebbene alcuni mantengano una sorta di memoria muscolare in grado di accorciare i tempi di recupero. Aggiungiamo inoltre che, secondo il Principio del Sovraccarico, l’organismo, dopo aver super-compensato, ha necessariamente bisogno di carichi di lavoro tendenzialmente crescenti al fine di poter garantire un miglioramento graduale e continuo. Tuttavia, la pianificazione del progressivo sovraccarico deve essere calibrata con estrema cura perché, quando non vengono adeguatamente rispettati i necessari e giusti tempi di recupero, sopraggiunge quasi sempre un fenomeno, particolarmente temuto da ogni atleta, chiamato Sovrallenamento o OTS (Over Training Syndrome) o, ancora, Overreaching. Non appena insorge una condizione di sovrallenamento, il corridore assisterà inevitabilmente a un generale decremento della prestazione e delle proprie condizioni di salute. Non è facile stabilire come e quando potrà verificarsi tale condizione, perché ogni soggetto è diverso per intensità di carichi di lavoro che può sopportare e per proprie caratteristiche individuali. In generale, al fine di scongiurare il rischio di sovrallenamento, sarebbe necessario programmare periodicamente delle fasi di scarico, che permettono al corpo di super-compensare in maniera adeguata. Senza un allenamento attentamente pianificato che, invece di favorire una risposta adattativa, causi invece un esaurimento delle risorse fisiche e mentali a disposizione dell’organismo, l’atleta noterà sempre un calo prestativo, con conseguenti ripercussioni sullo stato di salute, a volte anche piuttosto importanti. Esistono due principali OTS (Sindromi da Sovrallenamento), che interessano, in particolar modo, due differenti tipologie di atleti ma che, con il diffondersi delle gare di corsa con ostacoli (OCR), iniziano a colpire anche molti corridori che iniziano a cimentarsi in tale disciplina:
Nei prossimi articoli analizzeremo in dettaglio le singole caratteristiche di ogni tipologia di sovrallenamento, affrontando in seguito anche il discorso relativo al riposo e alle fasi di recupero. Un altro lungo in territorio bergamasco, caratterizzato da un percorso decisamente panoramico e insospettabilmente “nervoso” nonostante la partenza in pianura, dal centro sportivo di Brembate di Sopra.
Il ritmo, grazie anche all’asfalto e all’iniziale discesa, si mantiene subito abbastanza elevato fino alla bella strada di campagna che corre parallela al poco distante Fiume Brembo. Al km 2.3 lasciamo l’asfalto per affrontare il facile sterrato pianeggiante del percorso vita, che si snoda lungo la sponda destra del fiume, imbattendoci in un primo interessante strappo al quarto chilometro, non particolarmente difficoltoso, che termina nelle vicinanze della meravigliosa chiesa romanica di San Tomè (km 5), che merita certamente una visita insieme agli altri gioielli romanici del territorio circostante. Possiamo nuovamente aumentare l’andatura sfruttando il tratto semipianeggiante del Sentiero dell’Agro di Almenno San Bartolomeo ma, in prossimità del km 7.6, ecco un altro strappo, questa volta decisamente più interessante del precedente, che corre lungo il bordo superiore della stretta vallata del Torrente Tornago e culmina nella scalinata che conduce nei pressi della Chiesa di San Bartolomeo (km 8.3). Continuiamo inesorabilmente a salire su asfalto, oltrepassando Santa Maria ad Nives in fraazione Longa e, finalmente, al km 10.7, troviamo la tanto agognata discesa che, incredibilmente, si rivela molto più tecnica e dura di quello che ci si potrebbe aspettare! Il primo centinaio di metri di stretta scalinata è ripido e va affrontato con cautela e non possiamo nemmeno lasciar correre troppo le gambe nella successiva discesa su sentiero nel bosco perché la pendenza rimane sempre piuttosto impegnativa. Quando il peggio sembra essere passato, ecco arrivare l’ingresso al Sentiero del Golf dell’Albenza (km 11.4) che, pur snodandosi in un ambiente di grande bellezza, totalmente immersi all’interno di una rigogliosa vegetazione, presenta un costante e muscolare saliscendi su sterrato che termina soltanto al quindicesimo chilometro, poco dopo il ponticello sul Torrente La Lesina, nel comune di Barzana. Le gambe accusano il colpo e il rimanente tratto in leggerissima discesa, che alterna asfalto e strade bianche (suggestivo il passaggio accanto alla piccola e medioevale Chiesa di San Pietro (km 17.1), complice anche l’aumento costante della temperatura, risulta essere più lento del previsto. Una volta tornati a Brembate di Sopra ci godiamo il suggestivo passaggio all’interno del parco di Casa Serena e quello nella piazza antistante il porticato di Palazzo Caproni, prima di terminare questa bella non competitiva di 19,8 km totali, con un dislivello complessivo, ben distribuito, di 295 metri. Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2236875630 https://www.instagram.com/p/BvZD8BmlMqX/ Buona la prima per questo nuovo e bel trail montano organizzato a Madesimo, in uno scenario di profonda bellezza, su un percorso davvero spettacolare, quasi interamente coperto da uno strato continuo di neve battuta, eccezion fatta per il primo tratto cittadino.
Dopo l’iniziale partenza in discesa lungo la via dedicata al poeta Giosué Carducci, che era solito trascorrere l’estate proprio qui a Madesimo, si svolta a destra costeggiando il Torrente Scalcoggia, risalendolo in falsopiano fino al Ponte Groppera e, proprio dopo poco più di un chilometro, il tracciato sale all’improvviso con uno strappo violento invaso dalla neve. Solo il tempo di sistemarmi i ramponcini alle suole e si inizia lentamente a salire, cercando i punti di migliore appoggio sul manto spesso ghiacciato. La salita continua inesorabile fino al km 1.8 ma, dopo aver momentaneamente rifiatato, ricominciamo ancora a salire in prossimità del secondo chilometro, poco prima di oltrepassare il Rifugio Camanin, raggiungendo lo scenografico Altopiano degli Andossi. Al km 2.9 si svolta a destra e, un paio di centinaia di metri più tardi, costeggiamo la piccola Chiesa di San Rocco, godendoci lo scplendido panorama circostante, che ciregala scorci delle cime dei pizzi Tambò, Ferré, Piani e Quadro. La discesa che inizia al quarto chilometro e che alterna tratti di neve battuta ad altri di neve più soffice è davvero ripida, corsa a rotta di collo, ma facendo sempre attenzione ad eventuali scivolate in agguato. Si riattraversa lo Scalcoggia al km 5.3, addentrandosi in un bell’altopiano innevato, dove il percorso si snoda quasi sempre in leggero falsopiano per almeno un paio di chilometri, prima di iniziare a scendere velocemente verso il centro del paese. Un trail corto, di soli 9 km esatti, come annunciato dagli organizzatori, ma capace di tagliare le gambe in più punti, specialmente all’inizio , fra il km 1 e il km 4, dove sono concentrati quasi interamente i rispettabilissimi 301 metri di dislivello positivo totale, che sulla neve diventano ancor più duri da affrontare! Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2219891012 https://www.instagram.com/p/BvHM9_Wldov/ Un allenamento ben calibrato alle possibilità di ogni singolo soggetto, che sia cardiovascolare o puramente muscolare, se protratto nel tempo con regolarità e costanza, permette un graduale miglioramento del tono e del volume muscolare, sviluppando al contempo delle qualità specifiche come la forza, la resistenza e la potenza e generando degli adattamenti specifici all’interno del nostro organismo. Tutto ciò ci consentirà di ripetere lo stesso sforzo e, con i giusti tempi di recupero, persino di aumentarlo.
Ma come si ottengono tali adattamenti? Al fine di migliorare la condizione fisica derivante da un allenamento mirato è sempre necessario sottoporre i nostri muscoli ad un sovraccarico temporaneo, che li costringerà a reclutare il maggior numero di fibre possibile e a consumare quasi del tutto le scorte di glicogeno muscolare presenti al loro interno. Nel caso specifico della corsa, questo risultato è facilmente ottenibile inserendo all’interno del proprio programma di allenamento almeno una seduta di ripetute alla settimana, pianificata in base alla propria velocità di riferimento e al chilometraggio della gara da affrontare. Oltre alle ripetute, quasiasi corridore che voglia avere muscoli più forti potrebbe (e dovrebbe) inserire, anche una giornata di potenziamento muscolare in palestra. I soggetti più forti e allenati (o coloro che corrono le OCR, Obstacle Course Race) devono necessariamente alternare gli allenamenti, sviluppando contemporaneamente la propria capacità cardiovascolare e, in termini di forza, quella più puramente muscolare. Lo stress allenante, responsabile del sovraccarico temporaneo menzionato prima, produce inevitabilmente dei microtraumi a livello cellulare, inducendo allo stesso tempo delle momentanee modificazioni alla produzione ormonale. In seguito a tale stress, il nostro organismo tende sempre a tornare alla condizione iniziale di pre-allenamento e questo meccanismo viene denominato con il termine di Compensazione. Qualora lo stress allenante sia protratto nel tempo grazie ad un’attenta pianificazione dell’allenamento, il corpo preparerà invece le proprie strutture a essere sottoposte ad uno stimolo di pari intensità secondo il principio della Super-compensazione. È proprio grazie alla risposta adattiva di super-compensazione che saremo in grado di affrontare e sopportare meglio i carichi di lavoro successivi ai nostri primi allenamenti che prevedono un sovraccarico temporaneo. Tuttavia, affinchè il meccanismo della super-compensazione sia realmente efficace, è assolutamente imprescindibile prevedere, all’interno dei propri cicli di allenamento, delle giornate destinate al recupero muscolare. Se è pur vero che, se gli stimoli derivanti dallo stress allenante non sono adeguatamente ripetuti nel tempo, per il cosidetto principio di reversibilità le modificazioni indotte dall’allenamento con sovraccarico temporaneo tendono a scomparire, arrivando persino a causare una graduale regressione delle qualità muscolari acquisite, è altrettanto vero che, se tali stimoli sono ripetuti con troppa frequenza ed intensità, il nostro organismo si troverà in seria difficoltà nel tentativo di trovare le risorse a disposizione per poter procedere con una corretta super-compensazione. In tal caso, esiste il concreto rischio che il soggetto possa compromettere anche la fase di compensazione e, non rispettando i giusti tempi di recupero, incorrere nel temuto fenomeno del sovrallenamento (anche noto con i termini inglesi di overreaching o OTS, Over Training Syndrome), di cui parleremo più estesamente nel prossimo articolo. In sintesi: durissima! Un’autentica tapa-trail vagamente traditrice, con i suoi primi chilometri relativamente tranquilli che ti traggono in inganno, per poi colpirti quando meno te l’aspetti, dopo quasi dieci chilometri, con una salita da cardiopalma sul Monte Orsa!
Si parte piuttosto veloci dal centro storico di Saltrio, lasciando andare le gambe in legegra discesa fino ad incontrare il primo tratto di strada bianca dopo ottocento metri, che percorriamo in mezzo alla campagna per circa mezzo chilometro. Arriviamo al grazioso abitato di Clivio al km 2 e, dopo un’improvvisa svolta a destra, affrontiamo un primo interessante strappetto, allietato dalla vista della Casa Reale e della medioevale Chiesa di San Materno. Oltrepassato il centro storico, sfruttiamo una veloce discesa su asfalto fino al ponticello sul Torrente Clivio (km 3.3) e continuiamo a mantenere un buon ritmo lungo il tratto successivo, interrotto soltanto una volta da una breve strada bianca. Dal km 4.8 ecco iniziare una lunga, inizialmente quasi impercettibile, ma inesorabile salita su asfalto, che attraversa Baraggia e la periferia di Viggiù, prima di tornare nel centro di Saltrio (km 8.4). Saliamo ancora per un altro chilometro, in maniera piuttosto graduale, ma accusando comunque un consistente rallentamento, prima di scendere velocemente verso il Torrente Poaggia e svoltare a sinistra, imboccando la carrabile che si inerpica sulle pendici del Monte Orsa (km 10). I lunghi e ampi tornanti, con strappi regolari e molto muscolari, ci accompagnano fino al ristoro posto prima del sentiero sterrato (km 12.2) e, da questo punto in avanti, la corsa diventa davvero ardua, snodandosi lungo una mulattiera sassosa, con pendenze spesso superiori al 20%, che ci conduce sin quasi alla vetta, nei pressi delle storiche fortificazioni della Linea Cadorna. Un ultimo sforzo per raggiungere il ristoro (km 14) e ci gettiamo finalmente in picchiata su asfalto per poco meno di un chilometro, trovando infine un largo e velocissimo sentiero sterrato (km 14.8), molto ripido e tecnico, da affrontare con la dovuta cautela fino all’ingresso nel paese di Saltrio (km 16.2), ormai in prossimità dell’arrivo. I chilometri totali alla fine saranno 17, con un dislivello positivo totale di 630 metri, quasi interamente concentrati fra il km 10 e il km 13.6, capaci di mettere a dura prova anche le gambe più allenate. Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2205086744 https://www.instagram.com/p/Bu1748_lJo9/ Le alture bergamasche non tradiscono le aspettative e ci regalano un altro ottimo allenamento di quasi 20 km con 600 metri tondi tondi di dislivello positivo in salita e un percorso davvero bello a livello paesaggistico, ricco di strade bianche, sentieri e asfalto veloce.
Questa volta scegliamo una classica non competitiva con partenza dal centro storico di Zandobbio, proprio accanto alla bella Chiesa Parrocchiale di San Giorgio martire. Poche centinaia di metri di dolce saliscendi fino alla svolta a sinistra lungo Via Grena (km 0.6), dalla quale si diparte uno strappo veramente muscolare, anche se sempre perfettamente corribile, che ci conduce nel cuore delle celebri Cave di dolomia della zona. Particolarmente faticoso il tratto su strada bianca che si inerpica lungo un buon numero di tornanti prima di immergersi nel bosco. Al km 2.7 affrontiamo uno strappetto veramente arduo, lungo soltanto un centinaio di metri, ma capace di mettere davvero a dura prova le gambe sin qui già provate dall’ascesa. La strada continua successivamente a salire fino al km 3.3, dove ci imbattiamo nel ristoro, prima di affrontare una ripida discesa su asfalto di almeno un chilometro e mezzo, che ci riporta in Val Cavallina, all’interno del comune di Entratico (km 5.1). Ma le sorprese non sono ancora finite e iniziamo a risalire immediatamente dopo, imboccando un lungo nastro d’asfalto che attraversa tutto il piccolo centro storico, con pendenze a volte davvero interessanti, fino all’imbocco con uno scenografico sentiero sterrato in costa, avvolti dai boschi circostanti (km 6.6). I tornantelli al km 7.3, dotati di scalini di legno e frequenti radici affioranti, spaccano letteralmente fiato e gambe, ma teniamo duro e continuiamo a salire, trovando l’asfalto poco dopo e fermandoci al ristoro precedente, in quanto la strada di ritorno si incrocia con quella d’andata per un brevissimo tratto (km 8.1). Dopo aver ripreso fiato mettiamo le gambe in spalle e saliamo ancora! Uno strappo su asfalto di circa un chilometro, non particolarmente difficile, ma abbastanza impegnativo, non fosse altro che per la fatica accumulata sin qui. A partire dal km 9.2 iniziamo la lunga discesa su asfalto, aumentando notevolmente l’andatura e oltrepassando dapprima la frazione di Selva di Zandobbio (km 13.7) e poi la medioevale Chiesa di San Giorgio in campis (km 16), davvero pregevole. È a questo punto che gli organizzatori, poco dopo la passerella di legno sul Torrente Malmera (km 16.5), ci regalano un altro inaspettato strappo di mezzo chilometro, per fortuna su asfalto, prima di riprendere la discesa della ciclabile lungo il Fiume Cherio. Siamo agli sgoccioli e ormai è quasi fatta, ma attenzione allo strappetto finale (km 19.2) posto poco prima dell’arrivo! Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2188480719 https://www.instagram.com/p/BujZPiWFYvd/ Correre sulle strade e sulle ciclabili che si addentrano nel Parco dei Colli di Bergamo è sempre un piacere, specialmente quando l’aria è frizzantina e il cielo terso ti consente di godere dello splendido panorama circostante, senza accusare troppo la fatica dei frequenti strappetti che costellano il percorso. Il Trittico delle Tartarughe ricalca quasi interamente il percorso di altre non competitive della zona, regalandoci 431 metri di dislivello positivo ben spalmati su 23 chilometri precisi, interamente su asfalto.
Si parte dalla Città Bassa, correndo il primo tratto in leggero falsopiano fino al primo autentico strappo dopo aver attraversato Borgo Palazzo, posto al terzo chilometro. Poche centinaia di metri fin quasi a Porta Sant’Agostino, per poi scendere velocemente su una larga scalinata acciottolata, che ci consente un rapido e scenografico passaggio davanti alla celebre Accademia Carrara (la cui meravigliosa pinacoteca non ho mancato di visitare al termine della corsa). Al km 4.4 abbandoniamo finalmente la città per addentrarci nella ciclabile del parco, costeggiando il Torrente Morla in costante e leggero falsopiano in salita. Poco dopo la discesa di Pontesecco imbocchiamo la Ciclabile del Quisa e iniziamo a impegnare le gambe in salita, affrontando persino qualche ripido tornante dal km 8 al km 9. Lasciamo poi correre velocemente le gambe per quasi due chilometri prima di trovare un altro strappo, non particolarmente impegnatico, che ci consente di scollinare verso la parte volta a meridione dei Colli. Passiamo accanto alla graziosa chiesa della Madonna della Castagna (km 12.6) e troviamo un altro strappo muscolare nei pressi della frazione Fontana, oltrepassata la quale scendiamo velocemente verso la pianura sottostante. Ed è proprio qui che gli organizzatori ci regalano la salita più dura e lunga di tutto il percorso: un nastro di asfalto di poco più di chilometri che si snoda dal km 15.1 al km 17.3, comunque sempre ben corribile e con pendenze abbastanza accessibili anche ai meno allenati. Il tratto successivo è un’autentica gioia per gli occhi e per le gambe, da godersi pienamente, in special modo il passaggio nei pressi del Palazzo degli Angelini (km 18.7), quello poco prima della ripida discesa su acciottolato di Borgo Canale (km 19.5) e tutta la discesa che costeggia le Mura fino alla Chiesa della Madonna del Giglio (km 20.6). Nonostante i chilometri accumulati siano ormai ben più di 20, le gambe girano bene fino alla fine, regalandoci un buon ritmo finale e un altrettanto buon lungo lento domenicale, corso a poco più di 5 minuti al chilometro. Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2171884531 https://www.instagram.com/p/BuQ-o8tlBoD/ Davvero un’ottima non competitiva, di quasi 22 km, con un percorso che definirei muscolare, seppur mai troppo accidentato e senza un dislivello eccessivo, ma capace di regalare buone sensazioni e una vista spettacolare in più punti: questa è la Strabianca Run, con partenza dall’oratorio della bella Chiesa di San Fedele Martire di Calusco d’Adda.
Il primo tratto scorre via piuttosto veloce, con un leggerissimo saliscendi su asfalto, e troviamo una strada bianca soltanto al km 2.5 che termina poco dopo il ponticello sul Torrente Grandone (km 3.3), in prossimità dell’abitato di Solza, per poi ricominciare al km 4.5, quando ci immergiamo nella campagna circostante, mantenendo sempre un buon ritmo. Imbocchiamo successivamente un sentiero in discesa in mezzo al bosco del Parco Adda Nord, gettandoci verso la valle dell’Adda, che spunta sornione tra la vegetazione circostante (km 6.6) e la corsa inizia a farsi decisamente trail, con rapidi cambi di direzione, sassi e radici affioranti. Al km 8.3 avvistiamo il Ponte di Paderno, meraviglia architettonica in ferro, e ci troviamo di fronte a un vero e proprio muro in salita, di appena un paio di centinaia di metri di lunghezza, lungo la salita della Via Crucis, dapprima su asfalto e, poi, dopo una rapida svolta a destra, su uno stretto sentiero e una scalinata muscolare che ci porta fino al primo meritato ristoro. Continuiamo su asfalto per un brevissimo tratto, prima di reinoltrarci all’interno del parco e affrontare un piacevolissimo saliscendi in mezzo al bosco fra il km 9.3 e il km 12.4. Una velocissima e scenografica discesa su sentiero, che costeggia un piccolo torrente, ci porta fino alla sponda bergamasca del leonardesco Traghetto di Imbersago (km 13.3). Da questo punto in avanti ci attendono un paio di chilometri su sentiero sterrato a picco sul Fiume Adda, davvero suggestivi, prima di affrontare un breve strappo in salita che ci conduce fin nei pressi del centro storico di Villa d’Adda. Siamo ormai agli sgoccioli di questa non competitiva, ma al km 17.8 inizia una bella salita costante, inizialmente su asfalto, che si inerpica lungo le pendici occidentali del Monte Giglio, regalandoci un tratto da puro trail running, prima della discesa finale su asfalto che ci riporta nel centro di Calusco d’Adda. Un altro ottimo allenamento di 21,8 km totali, con un dislivello positivo complessivo di 355 metri, in previsione delle OCR che correrò nei prossimi mesi. Clicca sui link sottostanti per osservare tutti i particolari e il video del percorso! https://www.strava.com/activities/2157172727 https://www.instagram.com/p/BuA-UoCiged/ Corriamo di nuovo a Brescia per la trentunesima edizione di questa classica non competitiva stracittadina, godendoci un percorso abbastanza veloce nel primo tratto, che si trasforma gradualmente in un piacevole trail nella seconda parte.
Si parte dal centro della frazione di Urago Mella e ci si illude subito di poter mantenere un ritmo più elevato della media, in quanto i primi chilometri si snodano lungo il sentiero sterrato, quasi pianeggiante, che costeggia il versante sinistro del Fiume Mella, che abbandoniamo poco prima del quarto chilometro, imboccando un tratto di asfalto. Come primo assaggio di quello che ci attenderà dopo, affrontiamo un primo strappetto al km 4.5 in frazione Villa di Sopra, subito seguito da una rapida discesa che costeggia lo scenografico Santuario della Madonna di Calvarola e la Villa Rota Giovanardi. Continuiamo a mantenere un’andatura piuttosto elevata sino alla svolta a destra in prossimità di Villa Martinengo Pancera di Zoppola e del Complesso dell’ex Congrega (km 5.5) e, da questo momento in avanti, il tracciato subisce un’improvvisa impennata, con pendenze spesso piuttosto impegnative per le nostre gambe. Al km 6.2 abbandoniamo l’asfalto in favore di un sentiero sassoso molto muscolare, per poi ritornare quasi subito su strada (Via Campiani), godendoci un panorama davvero invidiabile sui circostanti colli bresciani su un saliscendi continuo, che non presenta però particolari asperità. All’ottavo chilometro, però, imbocchiamo nuovamente lo sterrato poco dopo aver oltrepassato l’ex Casello Roccoio Campiani e, un paio di centinaio di metri più tardo, svoltiamo bruscamente a sinistra, inerpicandoci letteralmente lungo una stradina sassosa e fortemente disconnessa che, non senza difficoltà muscolari, ci conduce sino alla cima del Monte Picastello (km 8.7). La successiva cresta, dapprima in discesa e poi in leggera salita fino alla vetta del Monte Ratto (km 9.5), è particolarmente suggestiva, ma va affrontata con la dovuta cautela a causa della presenza di numerose roccette affioranti. Dopo un primo tratto di forte discesa, possiamo lasciar correre le gambe su un piacevole e lungo saliscendi che costeggia il margine meridionale del monte, totalmente immersi nella boscaglia, fino all’undicesimo chilometro, quando ritroviamo l’asfalto nei pressi di Cascina Poggio Maria e aumentiamo il ritmo, continuando a sfruttare la discesa, sino al meritatissimo arrivo. Davvero un ottimo allenamento di 12 km precisi per 284 metri di dislivello totale, quasi interamente concentrati in alcuni brevi e ardui tratti da puro trail running. Clicca sui link sottostanti e osserva tutti i particolari del percorso! https://www.strava.com/activities/2137422147 https://www.instagram.com/p/BtthZkLCW2O/ |
AutoreDavide Salvatore Chionna. Corridore e scrittore. Amo narrare luoghi ed emozioni. archivi
Settembre 2020
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