Con i suoi folti e maestosi boschi ti seduce, con gli splendidi paesaggi delle valli etrusche ti conquista...
Con le sue infinite salite ti taglia le gambe! Così, in queste poche parole, potrei definire la Ronda Ghibellina, una delle gare trail più interessanti del panorama italiano, dal nome potente e quanto mai affascinante. 45 km totali con circa 2.500 metri di dislivello positivo da affrontare con estremo rispetto perché, sebbene il percorso di gara non raggiunga altitudini elevate, il tracciato disegnato dagli organizzatori non perdona, nemmeno per un istante. Partenza alle 8:00 del mattino con temperatura appena sotto lo zero, ma i muscoli della gambe non rimangono freddi troppo a lungo perché il suggestivo passaggio all’interno del centro storico medioevale di Castiglion Fiorentino è subito tutto in salita e va affrontato con la dovuta calma, per non rischiare di essere in affanno già dalle prime battute. Dopo essersi lasciati alle spalle la città inizia il tratto più difficile di tutta la gara, la salita verso le pendici meridionali del Monte Castiglionmaggio. Il fiato si fa pesante e il sole fa finalmente la sua comparsa, costringendo molti a togliersi guanti e cappello per l’innalzarsi graduale della temperatura. La pendenza, che in alcuni tratti raggiunge persino il 45%, mi induce a cercare un appiglio stabile sui tronchi circostanti, mentre il sentiero, stretto e impervio, si inerpica fra enormi massi e angusti cunicoli invasi dalla vegetazione, che si aprono fra le rocce. Il breve tratto di discesa poco dopo il quinto chilometro è estremamente tecnico e impegnativo, ma il percorso ricomincia a salire, questa volta molto più dolcemente, fin quasi al km 10, dopo aver oltrepassato i versanti del Poggio Fonte Partini. Lo sguardo si apre sull’orizzonte e il terreno di fondo è ormai tutto un continuo alternarsi di sentieri sterrati, strade bianche e vere e proprie pietraie che mettono a dura prova i quadricipiti. Il percorso non presenta comunque violenti dislivelli e rimane corribile fino al Monte Corneta, dal quale parte una discesa che ci conduce fino a poco oltre il km 17. I più allenati riescono a stringere i denti e, rallentando un po’ l’andatura, a correre almeno fino al trentesimo chilometro, dove possono finalmente tirare il fiato e scendere a capofitto a valle in prossimità del penultimo ristoro di Petreto. Il tratto successivo è da cardiopalma e presenta tre durissime ascese in rapida successione, la prima delle quali davvero ardua da affrontare in quanto totalmente immersa nella vegetazione, ma i passaggi in discesa in mezzo a verdeggianti coltivazioni di ulivi ripagano la grande fatica. Oltrepassato il km 40 diventa ormai ben visibile l’inconfondibile sagoma della Torre del Cassero di Castiglion Fiorentino e i muscoli urlano di gioia (e dolore!) in vista dell’imminente birra che ci attende al traguardo!
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AutoreDavide Salvatore Chionna. Corridore e scrittore. Amo narrare luoghi ed emozioni. archivi
Settembre 2020
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